Abbiamo avuto il piacere di intervistare la fotografia e pittrice svizzera Irene Kung. Irene ha la capacità e la maestria di creare immagini surreali, oniriche. Il successo arriva attraverso la pubblicazione de “Le città invisibili”, un libro che contiene scatti straordinari, sognati, di monumenti e costruzioni architettoniche simbolo nel mondo.
Pittrice, graphic designer e fotografa: qual è la storia della vita di un’artista dalla personalità così poliedrica?
È tutto collegato, dal graphic design alla fotografia. Ogni esperienza mi ha fatto capire qualcosa in piu sulla creazione di una immagine e sulla lettura di una immagine. E sempre la ricerca di una emozione profonda.
Quanto c’è dell’essere pittrice in una sua foto e quanto della pratica fotografica in un suo quadro?
La macchina fotografica per me è uno strumento in piu per creare immagini. Non ho bisogno della fotografia quando dipingo perche la pittura è alla base di tutto il mio lavoro.
I monumenti rappresentati nel lavoro “Invisible cities” hanno la capacità di evocare un mondo in cui l’uomo sembra scomparso. Che importanza dà al genere umano, visto che nei suoi lavori è completamente assente? Potrebbe essere oggetto di un suo progetto fotografico?
ho scelto di fare dei ‘ritratti’ ai monumenti che raccontano la storia dell’umanità, quindi in realtà non escludo del tutto l’uomo nel mio racconto. Si, mi piacerebbe fare una serie di ritratti e lo farò presto.
Che posto occupano il buio e la luce nel suo stile fotografico?
Lo studio della luce per me è la base della pittura e anche della fotografia e il buio mi permette di illuminare cio che mi piace. Il racconto è fatto di luce
Guardando le sue foto traspare un senso di mistero, ma ecco che improvvisamente dal buio appare qualcosa. Una sorpresa per lo spettatore. Ma il buio che sembra isolare il soggetto nell’immagine cosa nasconde?
Per me il buio non nasconde, ma è una presenza importante quanto il silenzio
C’è un lavoro fotografico che la rappresenta più di altri?
In quanto pittrice, ogni mio lavoro rispecchia la mia personalità. La mia non è quella che si intende storicamente come fotografia, ma è il risultato di quello che si puo fare oggi con la foto digitale. Tutto sommato il mio lavoro è piu pittorico che fotografico.
Cosa deve contenere una fotografia perché lei la possa definire efficace?
Dev’essere misteriosa e mi deve toccare nell’anima.
Ha un sogno, un desiderio da realizzare legato alla sua professione di fotografa?
La cosa alla quale tengo molto, è proteggere la passione nel fare il mio lavoro. Devo quindi essere autentica nelle mie scelte.
Intervista a cura di Loris Ghisolfi